Proseguiamo con il terzo appuntamento in tema di accoglienza!!
Chi ci scrive è Ilaria Marzo, una collega assistente sociale che adora lo stile anni ’50 e che sceglie per il nostro blog di presentare un testo a nome dell’associazione per la quale ricopre il ruolo di Responsabile Progetti Sociali: Lunethica!
Lunethica nasce con l’intento di sensibilizzare le donne di tutto il mondo ad una completa e profonda conoscenza del proprio corpo al fine di raggiungere un equilibrio naturale, fisico ed emotivo. Il nome Lunethica nasce dall’unione di due parole che stanno loro particolarmente a cuore: la luna e l’etica.
Cosa avranno da dirci sul tema del mese?
Se vi abbiamo incuriosito visitate la pagina dell’associazione cliccando qui e scoprite i loro progetti e come aiutarle!
Grazie ancora ad Ilaria per il contributo e a tutti voi buona lettura!
Lunethica
Se parliamo di accoglienza molto spesso pensiamo a gruppi di persone (uomini, donne e bambini) che arrivano da lontano, con un diverso colore della pelle e con qualche vestito in una valigia. Le persone da “accogliere” diventano figure di passaggio, quasi temporanee incrociate magari per strada, viste in tv di sfuggita, ma solitamente sono sguardi destinati a non essere rivisti mai più.
E se invece provassimo a pensare al senso di accoglienza in modo più ampio? Potremo arrivare a pensare di poter accogliere persone che incrociamo nella nostra vita quotidianamente?
Ogni giorno vediamo uomini e donne senza fissa dimora dormire sotto i portici o negli androni della nostra città, quell’uomo fermo sempre allo stesso semaforo a chiedere l’elemosina, o quella donna seduta davanti alla stazione a racimolare qualche centesimo per il cibo.
Sono figure del nostro quotidiano a cui molto spesso non prestiamo attenzione, da cui alcune volte ci allontaniamo perché: “quello mi ferma sempre per chiedermi dei soldi” ma ci dimentichiamo che sono portatori di una storia, di un percorso di vita che non è andato come speravano, molto spesso sofferente, e caratterizzato da solitudine.
Ecco, forse fermandoci a pensare a tutto quello che c’è stato prima e quello che ci sarà dopo la richiesta della moneta possiamo ampliare il nostro senso di accoglienza.
L’Aps Lunethica ha deciso di attivare un tipo di accoglienza specifica, dedicandosi in particolare alle donne senza fissa dimora.
La situazione delle donne che vivono per strada, anche se molte meno rispetto agli uomini, non è però meno difficoltosa; le loro storie sono molteplici: donne che hanno perso tutto, assistenti familiari che si ritrovano senza un lavoro e non hanno un posto dove andare in attesa di ottenere una nuova occupazione, o addirittura vengono maltrattate e vedono come unica soluzione lasciare l’occupazione, donne sole sfrattate, donne vittime di violenza familiare che non si rivolgono ai Servizi.
Ciò che accomuna, però, tutte le donne del mondo di ogni cultura ed elevazione sociale è il ciclo mestruale, ed è proprio in questa direzione che si è attivata Lunethica, il diritto di tutte le donne di vivere in maniera serena e dignitosa quel periodo del mese che ci rende, ancora di più, tutte uguali.
Sul territorio torinese le associazioni, le cooperative e le onlus che si occupano in vari modi degli homeless e delle persone che vivono alla soglia della povertà pensano a tutto: servizio di mensa, asilo notturno, cure odontoiatriche e oculistiche, cura delle malattie da raffreddamento, medicazioni a ferite, distribuzione di pacchi alimentari, vestiti e coperte…ma non pensano a questo.
Analizzando i servizi offerti ci siamo accorte che ciò che ad oggi risulta carente, ma non totalmente mancante, è un aiuto alle donne che si trovano a dover vivere per strada al momento del ciclo mestruale e dunque la distribuzione di assorbenti igienici, strumento fondamentale per affrontare e gestire quel determinato periodo del mese.
In alcune strutture di accoglienza i dispositivi igienici sono presenti, ma molto spesso le scorte sono limitate oppure non vi è informazione riguardo la possibilità di poterli chiedere, in altri invece subentra il fattore imbarazzo di dover domandare al personale che in molti casi è maschile, un aiuto per una dimensione così intima e personale. Le donne si trovano a dover improvvisare tamponi con fazzoletti di carta o carta igienica dei bagni pubblici, rischiando malattie e infezioni.
Anche per quanto riguarda la donne che si trovano a vivere in soglia della povertà e che comunque hanno la possibilità di avere un posto dove potersi lavare, l’acquisto degli assorbenti igienici può risultare una spesa onerosa anche a causa degli alti costi di vendita al pubblico.
Il rischio è che, non potendoseli permettere ma essendo necessari, si trovino a dover commettere furti per procurarseli creando un danno alla società e ai commercianti, in aggiunta all’umiliazione provata sia nel dover commettere un reato in sé, sia nel trovarsi a dover rubare una cosa come gli assorbenti.
Il rischio di essere sorprese a rubare assorbenti è oggettivamente mortificante, oltre a rinforzare il senso di esclusione e emarginazione.
Il nostro obiettivo è stato, ed è, quello di raggiungere, attraverso il contatto con i servizi di accoglienza le donne senza fissa dimora e senza tetto per informarle rispetto la possibilità di poter accedere ad un servizio di questo, formare e informare le donne con dimora ma in difficoltà economiche sull’esistenza di dispositivi igienici alternativi diversi dai classici assorbenti usa e getta per un risparmio ed un benessere a lungo termine, aumentare la cooperazione tra i servizi dedicati a questo tipo di utenza, e perché no, attivare un servizio permanente per il sostegno e l’aiuto in questi termini.
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