Ed eccoci qua al primo articolo dell’anno!

Questo mese il tema del nostro blog è il rischio!

Chi ha risposto alla nostra chiamata allo scrivere è Enrico Bossotto, coach e socio come noi di AICP Piemonte, ma vogliamo utilizzare le parole da lui scelte nel sito professionale per descrivere chi è, perchè ci hanno davvero colpite!  

 Sono laureato in Economia e Amministrazione delle Imprese, laurea conseguita presso l’Ateneo di Torino. Ho lavorato per venti anni in alcune aziende arrivando a ricoprire vari ruoli tra cui: Direttore Amministrativo, Responsabile IT, Responsabile Risorse Umane, etc…Ho deciso di abbandonare la vita aziendale quando mi sono accorto che il mio primario obiettivo era rivolto alle persone. Negli anni ho visto, come secondo me, ci siano innumerevoli talenti in ciascuno di noi e di come sia, per me, appagante assisterne alla nascita. Questo interesse, analizzando anche il mio percorso universitario, è presente da sempre… la mia tesi per una facoltà tecnica è stata su una materia umanistica: Sociologia dei processi produttivi”!!!
Come Coach mi sono formato presso la scuola DURGA di Torino. Terminata l’esperienza aziendale mi sono avvicinato al mondo del coaching e ho intrapreso un corso di specializzazione in linea con le mie aspirazioni. Immaginate la mia meraviglia quando ho appreso che si rifà alla “maieutica” di Socrate, cioè, all’arte di far partorire le idee che ogni persona ha dentro di se!!!
Nel tempo libero mi dedico a una passione che è stata anche materia della tesi del corso di Coaching: il teatro. Recito in una compagnia teatrale da parecchi anni e trovo che il teatro abbia ampliato la mia vista e vita permettendomi di vedere più mondi, più punti di vista, di quelli che avrei avuto se non lo avessi scoperto!!!!

Addentratevi nella lettura per scoprire come il rischio possa essere uno strumento molto importante per conoscersi meglio e possa diventare il motore per raggiungere traguardi personali!

Grazie ancora ad Enrico e buona lettura a voi!

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La vita è un’avventura, rischiala!
(Madre Teresa)

 

La parola rischio è a mio avviso una di quelle che ci accompagnano da sempre. Viene usata per identificare quello che potrebbe succedere mentre compiano alcune azioni, prendiamo decisioni e affrontiamo nuove sfide.

Ritengo che spesso il concetto di rischio venga associato a quello di pericolo e questo assioma provochi nelle persone uno stato di stallo e indecisione. Perciò parlando di rischio, vorrei prima chiarire ciò che tale parola indica. Il rischio è il risultato di una valutazione tra la probabilità che un evento accada e le conseguenze (danno) che provoca tale evento. Penso che esposto in questo modo sia evidente che non c’è pericolo connesso al rischio, rimane esclusivamente una valutazione di cosa può accadere in base a una data azione.

Ripensando alle nostre esperienze passate, credo che ognuno di noi abbia sperimentato le sensazioni date dalla paura di rischiare, dall’adrenalina data dal successo del rischio e l’incertezza provocata dal pensiero di essere in grado di gestire un risultato che si vuole ottenere. E’ per me evidente che il concetto di rischio, essendo abbinato a molteplici risultati, non può essere catalogato come cattivo o non desiderato. Il rischio può essere funzionale o non funzionale, una volta capito quale delle due accezioni è quella che si adatta a noi possiamo decidere come comportarci. Se pensiamo a quando abbiamo imparato a fare una qualsiasi azione possiamo identificare il tempo in cui non eravamo capaci a farla e quello successivo in cui siamo stati in grado di compierla. Tra questi due momenti è esistito un tempo di rischio che poteva essere quello di non imparare e restare nella situazione precedente, quello di compiere errori nella fase di apprendimento se non addirittura non imparare e infine quello di imparare e dover successivamente utilizzare ciò che si è appreso. Le nostre esperienze, date dal ripetersi degli schemi appena illustrati, ci dicono se per noi il rischio sia funzionale quindi molla per superare una data situazione oppure diventi freno che non ci permetta di cambiare il nostro stato. Può anche capitare che il rischio sia molla in alcuni contesti e freno in altri.

Al fine di poterlo rendere funzionale, in modo trasversale e continuo, possiamo prendere in prestito un concetto che appartiene al mondo aziendale, quello della valutazione del rischio. Le aziende si sottopongono a un’analisi in cui identificano i possibili eventi dannosi cui sono soggette e alla valutazione delle conseguenze di detti eventi. Successivamente fanno un piano che ha come obiettivo quello di eliminare i comportamenti che possono provocare gli eventi dannosi, se non è possibile eliminarli del tutto, scrivono procedure che hanno lo scopo di limitare l’eventualità che accadano, come ultimo gradino prevedono le procedure da seguire in caso non sia possibile eliminare e limitare l’eventualità di accadimento. Questo ultimo passaggio è quello che serve per sapersi muovere con sicurezza nel pericolo e uscirne indenni.

Allo stesso modo possiamo affrontare anche noi il rischio. Ricordando la definizione vista all’inizio, il rischio è il risultato dato della probabilità di accadimento di un evento e dal suo impatto. Nel momento in cui ci troviamo davanti a una decisione per noi potenzialmente rischiosa possiamo individuare quali sono i risultati che non vogliamo e attribuire a ogni risultato il danno che ci provoca. Per fare questo possiamo utilizzare il metodo dei costi/benefici, per ogni risultato si scrivono i costi e i benefici che gli attribuiamo, successivamente li valutiamo per sentire quale dei due insiemi è per noi più rilevante. Una volta individuati possiamo tracciare un piano di azione che ci permetta di mettere in sequenza i vari passi che faremo e per quelli che ci mettono “a rischio” scrivere come gestiremo tale eventualità. Questo modo di pianificare il rischio è valido anche per chi vive il rischio costantemente come molla che spinge a superare una situazione. E’ valido perché permette, a queste persone, di capire come funziona per loro questa molla e possono, successivamente, utilizzare questo schema anche in altri ambiti in cui possono riscontrare delle difficoltà.

In conclusione ritengo che il rischio sia uno strumento molto importante per conoscersi meglio e che può diventare il motore per raggiungere traguardi personali che reputiamo importanti. Ognuno lo può gestire secondo la propria ecologia personale e ottenere nuovi strumenti per realizzare imprese che potevano sembrare irraggiungibili.

Personalmente il rischio è stato l’artefice di una rinascita professionale e personale perché se non avessi affrontato nuove sfide avrei rischiato di restare uguale a me stesso per sempre, senza cogliere opportunità differenti da quelle che già conoscevo e mi tenevo strette.